Mi ricordo la prima volta: una, scopri, guarda come attento e fuggi. Mi ricordo la seconda volta: l’errore del: sbaglia bersaglio, ignoro. Mi ricordo la terza volta: non accorda importanza, di tempo uno, sparisce, dimentica l’anodino. Mi ricordo la quarta volta: il caso supplementare segue l’interruzione dei mesi e, a causa dell’imprevisto di un ritardo, progredisce. Mi ricordo la quinta volta. Quando si stabilisce, l’idea ossessiona, pone il come del come fare: auspico finale. Allora, decido di tutto: prevedo la tenuta, l’itinerario, stabilisco una diversione per essere naturale: acquisto di un libro per il contegno e, l’intervallo di, consulto l’ora. Stabilisco la puntualità che immagino, in seguito del percorso inverso, sincrono dell’imminenza aumenta del va a sapere come passo sul marciapiede al sole per l’impregnazione psicologica della postura detta indolente. Penetro nel caffé dove mi immagino che si trovi lei, guardo senza troppo, all’aria di far finta di niente, vedo – il falso caso del piano beneficia di fortuna – accetto l’invito. In attesa, noto tutto, stabilisco il minimo in indizî, posture e gesti – prendo il ritmo e lo conservo. Non mi capacito dello svolgimento perfetto liscio fino alla fine come nel registro cinematografico americano moderno. Lotto tra il possibile e il promesso della perfezione del piano, senza forzare, nel posso rimesso a poi benché volerlo prolungare non è mio. Quando si stabilisce, fortuito, risulta in: infine, lo tengo in volere perpetuo per, lo provo di tutto, anche di gesti: aumenta. Permane il flash di una, sovrappone la levigatezza e recupera la perdita del perfetto dell’immagine, fa una fine d’esilio anche se lancia il sentito: la previsione possibile della risultante posteriore per averla praticata inversa. Tutto dà ragione dopo lo scuro. Posso, di, se, si salva ma, quando del tutto prodotto, indica lo sovrasignifica, resta l’ingenuo e ingenuo ha, perde ancora, non recupera, lo faccio perché vivo nello stesso tempo in cui percepisco e già vissuto pieno, prendo il risoluto di almeno questo o, lirico, ristabilisco. (Traduzione di Andrea Raos)