Si risveglia sopra a, una vista su una cima, una montagna, un tempo, un atterraggio brusco. Cammino come se niente, cammino sul ponte, sopra a: il fiume, le autostrade, il sudore, una zona in cui si fanno i giri in skate. Non funziona, un signore non smette di, parlo, rientro, è un sospiro per un servizio, mi giro per riandarmene, un ponte da attraversare, una zona a misura d’uomo da ogni parte. È una festa, un festival, una richiesta di conferma, un disagio per l’ascolto, una donna nei suoi movimenti, del cibo surgelato dentro una borsa da città, un padre che si diverte a, non la smette di, non ascolto, mette a disagio, ho bisogno di spostarmi. Una coppia si abbraccia languidamente, vuole una danza di fronte, penso una trisomia ritmica, un tentativo con le mani e qualche lacrima negli occhi, penso a, subito obbedisce. Fremo di fronte a una danza, un sacco di persone si rigirano per, ancora una volta per, un volo d’uccelli, un ponte, tre barboni, un volo d’uccelli, una zona da dove alcuni hangar a luce bassa, non dà problemi, si completa al rumore di una chitarra elettrica senza amplificatore. Cammino fino a, fisso uno stupore di fronte a un gesto tutto sommato banale, alcuni singhiozzi soffocati in una lavanderia, cose ripiegate, un calore, un film con, una ricorrenza mortuaria, una signora in verde e la sua spalla, un niente da fare in niente di che, un’indicazione per altri, un altro che passa un po’ di tempo a, un gesto non apprezzato da, riparto per, capisco quel che richiede, spiego un’inutilità, riparto. Un signore parla a tutti, non è quasi di oppure alcune disposizioni impossibili, lascio un appello inascoltato, ancora una volta ignoro, decido di, di questo gioco sulla passerella, fuori è un disagio. Un appuntamento, non ci arrivo dentro, passo in fretta, prova l’ombra, fermo, racconto una storia a proposito di, una richiesta di, sbalordisco e lascio pensieroso, si perde un po’ nel mondo, il rumore e niente di che, le persone che si tengono al largo, impediscono di avvicinarsi, spiego l’etimologia dei nomi, una confusione per un cucchiaio, fermo. (Traduzione di Michele Zaffarano)